Il governo Berlusconi vuole approfittare della crisi per ridisegnare in peggio le condizioni che regolano i diritti dei lavoratori, lo stato sociale e i sistemi contrattuali.
La crisi economica e finanziaria sta distruggendo velocemente posti di lavoro e capacità produttiva nel nostro paese e nel mondo.
La crisi nasce da una economia reale malata, malata di bassi salari, supersfruttamento del lavoro e dell’ambiente, distruzione di risorse pubbliche per favorire il privato.
La crisi finanziaria e la crisi dell’economia reale sono l’espressione di una crisi generale, quella del neoliberismo e del mercato come regolatori dello sviluppo e degli equilibri sociali.
La responsabilità di questa crisi non è causata da un cieco destino, ma dalle scelte compiute dai governi e istituzioni finanziarie, sostenute dalle multinazionali e in Italia dalla Confindustria.
È in corso un attacco alle condizioni lavorative, con il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, dei precari, con la legge 133 che taglia diritti ai lavoratori e toglie obblighi ai padroni.
L’attacco contro i lavoratori precari è fra i più duri e destabilizzanti, per le condizioni specialmente dei giovani, sferrato dall’attuale governo come da quelli passati.
Bisogna, a fronte di misure di emergenza sociale, a partire dal blocco dei licenziamenti, aprire una riflessione e fare proposte che salvaguardino le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori subordinati e dei pensionati e promuovano il rinnovamento del sistema industriale.
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