martedì 22 aprile 2008

APPELLO ALL'UNITA' DEI COMUNISTI: NON CI SIAMO...ECCO LE NOSTRE RAGIONI

Di fronte alla catastrofe elettorale del cartello Sinistra Arcobaleno, non è naturale che si assista allo spettacolo indecoroso che sta andando in scena. In un altro Paese i responsabili di un tale scempio sarebbero immediatamente scomparsi dalla scena politica.
In Italia e in Molise, invece, e particolarmente a sinistra, vige il curioso costume per cui nessuno è mai responsabile di nulla, la colpa è sempre di imprecisati “altri” e, quindi, dopo ogni catastrofe, ci si ripresenta sulla scena pubblica, al massimo con l’offerta di un capro espiatorio.
L’unico capro espiatorio della sinistra radicale italiana, di fatto è stato Fausto Bertinotti. Degli altri responsabili (Diliberto, Mussi e Pecoraro Scanio), invece, si sono perse le tracce. Siamo di fronte ad una pura operazione politica di riciclaggio, tesa a speculare sul comprensibile sgomento di migliaia di attivisti e militanti.
Facendo leva su questo sgomento, rispettabili compagni provenienti dal mondo del lavoro e della cultura, nei giorni scorsi, hanno lanciato un appello all’unità dei comunisti “ovunque collocati”, partendo dai militanti e dai dirigenti del PRC e del PdCI. Non passa che qualche ora dal lancio di quell’appello che arriva l’adesione della Segreteria del PdCI, cioè di uno dei gruppi dirigenti compromesso fino ai capelli nella catastrofe della sinistra parlamentare.
In un Paese normale, una tale adesione verrebbe immediatamente rispedita al mittente. Ma non siamo in un Paese normale, siamo nella terra del trasformismo, degli antifascisti che si rivelano tali solo dopo la certezza della vittoria della Resistenza. Siamo nel Paese, del resto, dove appare naturale che un signore che è stato un funzionario stipendiato per decenni dal più grande Partito Comunista occidentale dichiari candidamente di non essere mai stato comunista. Eppure, in quello che sta avvenendo in questi giorni, c’è qualcosa di esagerato anche per un Paese come l’Italia. Di fronte a quello che è successo negli ultimi anni, e di cui il voto del 13 aprile è stato conseguenza, il tentativo di addossare tutte le responsabilità al solo Bertinotti appare grottesco.
La sinistra e i “comunisti” sono stati puniti dall’elettorato, cioè dal popolo, semplicemente perché hanno tradito anche le sue aspettative più moderate. Il governo sostenuto dai “comunisti” ha portato le spese militari italiane al più alto livello dalla Seconda Guerra Mondiale; ha ritirato le truppe di occupazione dall’Iraq, ma solo perché lo aveva già deciso il governo uscente di centrodestra, e in compenso le ha aumentate, in numero e potenza degli armamenti, in Afghanistan; ha inviato un nuovo contingente in Libano, ha mantenuto ed implementato tutti gli accordi con Israele, a partire da quello per la cooperazione militare; ha mantenuto l’embargo genocida contro i Palestinesi di Gaza, colpevoli di resistere alla guerra di sterminio israeliana; ha scippato la liquidazione ai lavoratori, per regalarla alle manovre della speculazione finanziaria; ha prodotto una controriforma del welfare che Reagan e la Thatcher nemmeno si sognavano; ha confermato tutti i privilegi fiscali del Vaticano, a cominciare dall’esenzione dall’ICI; non ha prodotto un solo passo avanti sul terreno dei diritti civili, a partire dal mancato riconoscimento delle unioni di fatto; ha perseguitato i più deboli, come gli immigrati, non solo mantenendo la vergogna dei CPT, ma addirittura promulgando un decreto (quello originariamente detto “antiromeni”) che sembra scritto da Le Pen. Tutto questo è stato messo in atto dal Governo Prodi e nessuno dei partiti della sinistra “radicale” ha mai votato contro. Nessuno, nemmeno il PdCI.
Di fronte a questa evidenza, non ci sono appelli che tengano, se non si dice con chiarezza che si volta pagina e che, oltre al capro espiatorio, si escludano tutti i responsabili della catastrofe; non è possibile che ci siano gruppi dirigenti nazionali e locali, buoni per tutte le stagioni. Troppo facilmente ci si dimentica delle scelte strategiche compiute e, ancor di più, dei disastrosi risultati ottenuti.

venerdì 18 aprile 2008

BUON 25 APRILE ITALIA


L'Associazione Per la Costituente Comunista del Molise aderisce all'appello "Comunisti, unitevi! Appello agli orfani dell’Arcobaleno"

COMUNISTE E COMUNISTI: COMINCIAMO DA NOI

Dopo il crollo della Sinistra Arcobaleno, ci rivolgiamo ai militanti e ai dirigenti del Pdci e del Prc e a tutte le comuniste/i ovunque collocati in Italia
Siamo comuniste e comunisti del nostro tempo. Abbiamo scelto di stare nei movimenti e nel conflitto sociale. Abbiamo storie e sensibilità diverse: sappiamo che non è il tempo delle certezze. Abbiamo il senso, anche critico, della nostra storia, che non rinneghiamo; ma il nostro sguardo è rivolto al presente e al futuro. Non abbiamo nostalgia del passato, semmai di un futuro migliore. Il risultato della Sinistra Arcobaleno è disastroso: non solo essa ottiene un quarto della somma dei voti dei tre partiti nel 2006 (10,2%) - quando ancora non vi era l’apporto di Sinistra Democratica - ma raccoglie assai meno della metàdei voti ottenuti due anni fa dai due partiti comunisti (PRC e PdCI), che superarono insieme l’8%. E poco più di un terzo del miglior risultato dell’8,6% di Rifondazione, quando essa era ancora unita. Tre milioni sono i voti perduti rispetto al 2006. E per la prima volta nell’Italia del dopoguerra viene azzerata ogni rappresentanza parlamentare: nessun comunista entra in Parlamento. Il dato elettorale ha radici assai più profonde del mero richiamo al “voto utile”:risaltano la delusione estesa e profonda del popolo della sinistra e dei movimenti per la politica del governo Prodi e l’emergere in settori dell’Arcobaleno di una prospettiva di liquidazione dell’autonomia politica, teorica e organizzativa dei comunisti in una nuova formazione non comunista, non anticapitalista, orientata verso posizioni e culture neo-riformiste. Una formazione che non avrebbe alcuna valenza alternativa e sarebbe subalterna al progetto moderato del Partito Democratico e ad una logica di alternanza di sistema.
E’ giunto il tempo delle scelte: questa è la nostra. Non condividiamo l’idea del soggetto unico della sinistra di cui alcuni chiedono ostinatamente una “accelerazione”, nonostante il fallimento politico-elettorale. Proponiamo invece una prospettiva di unità e autonomia delle forze comuniste in Italia, in un processo di aggregazione che, a partire dalle forze maggiori (PRC e PdCI), vada oltre coinvolgendo altre soggettività politiche e sociali, senza settarismi o logiche auto-referenziali. Rivolgiamo un appello ai militanti e ai dirigenti di Rifondazione, del PdCI, di altre associazioni o reti, e alle centinaia di migliaia di comuniste/i senza tessera che in questi anni hanno contribuito nei movimenti e nelle lotte a porre le basi di una società alternativa al capitalismo, perché non si liquidino le espressioni organizzate dei comunisti ed anzi si avvii un processo aperto e innovativo, volto alla costruzione di una “casa comune dei comunisti”. Ci rivolgiamo:
-alle lavoratrici, ai lavoratori e agli intellettuali delle vecchie e nuove professioni, ai precari, al sindacalismo di classe e di base, ai ceti sociali che oggi “non ce la fanno più” e per i quali la “crisi della quarta settimana” non è solo un titolo di giornale: che insieme rappresentano la base strutturale e di classe imprescindibile di ogni lotta contro il capitalismo;
-ai movimenti giovanili, femministi, ambientalisti, per i diritti civili e di lotta contro ogni discriminazione sessuale, nella consapevolezza che nel nostro tempo la lotta per il socialismo e il comunismo può ritrovare la sua carica originaria di liberazione integrale solo se è capace di assumere dentro il proprio orizzonte anche le problematiche poste dal movimento femminista;
-ai movimenti contro la guerra, internazionalisti, che lottano contro la presenza di armi nucleari e basi militari straniere nel nostro Paese, che sono a fianco dei paesi e dei popoli (come quello palestinese) che cercano di scuotersi di dosso la tutela militare, politica ed economica dell’imperialismo;
-al mondo dei migranti, che rappresentano l’irruzione nelle società più ricche delle terribili ingiustizie che l’imperialismo continua a produrre su scala planetaria, perchè solo dall’incontro multietnico e multiculturale può nascere - nella lotta comune - una cultura ed una solidarietà cosmopolita, non integralista, anti-razzista, aperta alla “diversità”, che faccia progredire l’umanità intera verso traguardi di superiore convivenza e di pace. Auspichiamo un processo che fin dall’inizio si caratterizzi per la capacità di promuovere una riflessione problematica, anche autocritica. Indagando anche sulle ragioni per le quali un’esperienza ricca e promettente come quella originaria della “rifondazione comunista” non sia stata capace di costruire quel partito comunista di cui il movimento operaio e la sinistra avevano ed hanno bisogno; e come mai quel processo sia stato contrassegnato da tante divisioni, separazioni, defezioni che hanno deluso e allontanato dalla militanza decine di migliaia di compagne/i.
Chiediamo una riflessione sulle ragioni che hanno reso fragile e inadeguato il radicamento sociale e di classe dei partiti che provengono da quella esperienza, ed anche gli errori che ci hanno portati in un governo che ha deluso le aspettative del popolo di sinistra: il che è pure all’origine della ripresa delle destre.
Ci vorrà tempo, pazienza e rispetto reciproco per questa riflessione. Ma se la eludessimo, troppo precarie si rivelerebbero le fondamenta della ricostruzione. Il nostro non è un impegno che contraddice l’esigenza giusta e sentita di una più vasta unità d’azione di tutte le forze della sinistra che non rinunciano al cambiamento. Né esclude la ricerca di convergenze utili per arginare l’avanzata delle forze più apertamente reazionarie.
Ma tale sforzo unitario a sinistra avrà tanto più successo, quanto più incisivo sarà il processo di ricostruzione di un partito comunista forte e unitario, all’altezza dei tempi. Che - tanto più oggi - sappia vivere e radicarsi nella società prima ancora che nelle istituzioni, perché solo il radicamento sociale può garantire solidità e prospettive di crescita e porre le basi di un partito che abbia una sua autonoma organizzazione e un suo autonomo ruolo politico con influenza di massa, nonostante l’attuale esclusione dal Parlmento e anche nella eventualità di nuove leggi elettorali peggiorative.
La manifestazione del 20 ottobre 2007, nella quale un milione di persone sono sfilate con entusiasmo sotto una marea di bandiere rosse coi simboli comunisti, dimostra – più di ogni altro discorso – che esiste nell’Italia di oggi lo spazio sociale e politico per una forza comunista autonoma, combattiva, unita ed unitaria, che sappia essere il perno di una più vasta mobilitazione popolare a sinistra, che sappia parlare - tra gli altri - ai 200.000 della manifestazione contro la base di Vicenza, ai delegati sindacali che si sono battuti per il NO all’accordo di governo su Welfare e pensioni, ai 10 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno sostenuto il referendum sull’art.18.
Auspichiamo che questo appello – anche attraverso incontri e momenti di discussione aperta - raccolga un’ampia adesione in ogni città, territorio, luogo di lavoro e di studio, ovunque vi siano un uomo, una donna, un ragazzo e una ragazza che non considerano il capitalismo l’orizzonte ultimo della civiltà umana.
LE PRIME ADESIONI
Ciro ARGENTINO operaio Thyssen Krupp - Mariano TREVISAN comitato No Dal Molin Vicenza - Piero CORDOLA comitati No TAV Val di Susa - Francesco BACHIS comitato sardo “Gettiamo le Basi” - Filippo SUTERA comitato NO PONTE Messina - Giovanni PATANIA comitato di lotta Alluvionati Vibo Valentia - C. BALLISTRERI- D. PAOLONE - G. MODIC - F. LISAI - M. PUGGIONI operai e delegati Fiat Mirafiori - Margherita HACK astronoma - Domenico LOSURDO filosofo - Gianni VATTIMO filosofo - Luciano CANFORA filologo - Angelo D’ORSI storico - Marco BALDINI conduttore televisivo - Raffaele DE GRADA comandante partigiano, storico dell’arte - Alberto MASALA scrittore – VAURO vignettista - Enzo APICELLA vignettista - Giorgio GOBBI attore - Michele GIORGIO giornalista de il Manifesto - Manlio DINUCCI saggista, collaboratore de il Manifesto - Bebo STORTI attore - Gerardo GIANNONE operaio RSU Fiat Pomigliano d’Arco - Wladimiro GIACCHE’ economista - Marino SEVERINI musicista, “La Gang” - STATUTO gruppo musicale - Wilfredo CAIMMI partigiano, medaglia d’argento al valor militare - Ugo DOTTI docente letteratura Università Pavia - Guido OLDRINI docente filosofia Università Bologna - Mario GEYMONAT docente filosofia Università Venezia - Mario VEGETTI professore emerito università Pavia - Andrea CATONE presid. centro studi transizione al socialismo - Alessandro HOBEL storico del movimento operaio - Federico MARTINO docente Diritto Università Messina - Stefano AZZARA’ docente filosofia Università Urbino - Fabio MINAZZI docente filosofia della Scienza Università Lecce - Sergio RICALDONE partigiano, consiglio mondiale per la pace - Wasim DHAMASH docente lingua e letteratura araba Università Cagliari - Gigi LIVIO storico del teatro - Teresa PUGLIATTI docente storia dell’Arte Università Palermo - Maria Luisa SIMONE pittrice - Delfina TROMBONI storica, femminista - Silvia FERDINANDES presid. centro interculturale nativi ed immigranti “ALOUAN” - AEROFLOT gruppo musicale - Francesco ZARDO giornalista e scrittore - Carlo BENEDETTI giornalista - Siliano INNOCENTI segret. circolo Prc Breda Ansaldo Pistoia - Domenico MORO economista - Giusi MONTANINI direttivo reg.le CGIL Marche - Alberto BALIA musicista - Hallac SAMI comitato di solidarietà con il popolo palestinese - Fabio LIBRETTI operaio, direttivo FIOM Milano - Antonello TIDDIA operaio, RSU Carbosulcis Carbonia Iglesias - Dario GIUGLIANO docente filosofia Accademia delle Belle Arti Napoli - Fabio FROSINI docente storia della filosofia Università Urbino - Albino CANFORA docente analisi matematica Università Napoli - Francesco SAVERIO de BLASI docente analisi matematica Roma - Franco INGLESE astrofisico - Vito Francesco POLCARO astrofisico - Adele MONICA PATRIARCHI docente storia e filosofia Roma - Helene PARASKEVAIDES filologa classica - Laura CHIARANTINI docente biochimica Università Urbino - Micaela LATINI docente storia letteratura tedesca Università Cassino - Nico PERRONE docente di storia dell’America, Università di Bari - Alfonso NAPOLITANO regista teatrale - Tiziano TUSSI comitato nazionale ANPI - Luigi Alberto SANCHI ricercatore CNRS, Parigi - Omar Sheikh E. SUAD mediatrice interculturale - Sergio MANES editore - Orestis FLOROS medico CPT - Massimo MUNNO “Luzzi Clan” curva sud Cosenza calcio - Rolando GIAI-LEVRA direttore “Gramsci oggi” on line - Cristina CARPINELLI centro studi problemi transizione socialista - Vittorio GIOIELLO centro ricerca Fenomenologia e società - Vito Francesco POLCARO primo ricercatore INASF - Adriano AMIDEI MIGLIANO regista e critico cinematografico - Renato CAPUTO docente storia e filosofia Università Roma - Emanuela SUSCA docente sociologia Università Urbino - Alessandro VOLPONI docente filosofia Fermo - Maurizio BUDA operaio, RSU Iveco Torino - Giuseppe BRUNI operaio, RSU Magnetto Weels Torino - Mariano MASSARO delegato regionale ORSA Sicilia - Armando RUSSO operaio, RSU Bertone Torino - Luigi DOLCE operaio, Itca, Torino - Giovanni ZUNGRONE segretario FLM Uniti Torino - Ferruccio GALLO, Pino CAPOZZI operai, RSU Fiom Idea Institute Torino - Manola MAURINO RSU ASL 1, Torino - Roberto TESTERA operaio,Comau Torino - Pasquale AMBROGIO operaio, Frigostamp Torino - Nicola BORELLO operaio, RSU ItalCementi Vibo Valentia - Mirko CAROTTA dirigente sindacale Trentino Alto Adige - Paolo AMORUSO segretario SLC Caserta - Daniele ARCELLA, Antonio BELLOPEDE, Vincenzo MEROLA, Salvatore BRIGNOLA operai, RSU Ericsson Marconi Marcianise, Caserta - Mario MADDALONI operaio, RSU Filcem Napoletana Gas - Eugenio GIORDANO operaio, RSU Alenia Pomigliano D’Arco - Franco ROMANO operaio, RSU Filcams Napoli - Ilaria REGGIANI comitato precari Mantova - Franco BOSISIO operaio, RSU Sag Bergamo - Francesco FUMAROLA lavoratore Atesia Roma - Riccardo DE ANGELIS RSU Telecomitalia Roma - Federico GIUSTI RSU Comunedi Pisa

martedì 15 aprile 2008

BOCCIATO L'ARCOBALENO, LA PAROLA ORA TOCCA AI COMUNISTI

BOCCIATO L'ARCOBALENO, ORA LA PAROLA TOCCA AI COMUNISTI
E’successo! Berlusconi è tornato, anche grazie a Veltroni, mentre la sinistra scompare con un risultato disastroso e l’improbabile Arcobaleno è stato sonoramente bocciato dall’elettorato con il 3% senza raggiungere il quorum ne alla Camera dei Deputati ne al Senato, non ottenendo così alcuna rappresentanza istituzionale. E pensare che partiva, sulla carta (nelle elezioni del 2006) con il 10,2% alla Camera e l’11,6% al Senato (sommando i risultati di Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi e addirittura senza “conteggiare” la Sinistra Democratica).Qualcuno potrà obiettare che quell’aggettivo “improbabile” poteva essere usato anche prima. Modestamente, alcuni di noi, tra cui il sottoscritto, lo avevano detto. La cattiva condotta della sinistra con il governo Prodi e il “tradimento” programmatico e ideale rispetto alla grandiosa manifestazione del 20 Ottobre, la cancellazione della “Falce e del Martello”, da molti auspicata da altri contrastata ma alla fine subita per necessità, un progetto politico privo di una “missione” e certo per nulla alternativo al Partito Democratico, le stesse modalità di scelta di adesione dei partiti (non un congresso, a volte neanche la riunione degli organismi dirigenti preposti) sono il racconto obiettivo di questa disavventura… Il problema, come sempre accade in politica,è però la questione della “percezione” di quello che stava accadendo, consapevolezza che certo non albergava non solo nella maggioranza dei gruppi dirigenti dei partiti della sinistra, ma anche in una considerevole parte dei militanti.Bertinotti, e quelli che lo hanno seguito pedissequamente, con l’eclettismo che li ha caratterizzati, sono riusciti a fare quello che neppure ad Occhetto era riuscito: distruggere la sinistra!Oggi ci vuole un nuovo inizio! Per ritrovare la fiducia nella parte del popolo che non si riconosce nelle disuguaglianze di questa società. Una opzione che passa necessariamente da una analisi approfondita di quello che accade in Italia e nel mondo. Proprio oggi, quando le contraddizioni del capitalismo –guerra e terrorismo, disuguaglianze sociali sempre più accentuate, collasso ambientale del pianeta- appaiono sempre più grandi. Proprio adesso, quando la nozione di “superamento del capitalismo” è più che mai attuale. Proprio ora appare evidente come la scelta comunista nel XXI secolo sia assolutamente sensata e necessaria.Dobbiamo riportare la fiducia nella nostra gente e, soprattutto, dobbiamo fare in modo che questa fiducia possa esser rimeritata.L’affermarsi del bipartitismo segna la crescente “americanizzazione” della politica. Si vuole chiudere “l’anomalia del caso italiano” dove, dal dopoguerra in poi, per oltre quarantanni, il più grande Partito Comunista d’Occidente, assieme ad un formidabile movimento operaio, pur non partecipando al governo, aveva fortemente condizionato la scena politica e sociale del nostro paese. Dalla scuola per tutti all’universalismo della prestazione sanitaria, dallo Statuto dei lavoratori al rifiuto della monetizzazione della salute sui luoghi di lavoro, innumerevoli sono state le conquiste che hanno modificato concretamente i rapporti di forza tra le classi in Italia in quel periodo. Una funzione progressiva del conflitto tra lavoro e capitale che “trainava” anche le vittorie sui “diritti individuali”, dal divorzio all’aborto.Poi è arrivata la difficile stagione dal 1991 fino ad oggi, quando si è tentato di “tenere aperta” la “questione comunista”, provando a più riprese a modificare la realtà con la partecipazione, in modi diversi, ai governi del paese. E’ stato giusto “provare” I risultati sono sotto gli occhi di tutti: 1994 – coalizione dei “progressisti”, 1996 – “desistenza” con l’Ulivo, 1998 – divisione dei Comunisti, gli uni al governo, gli altri contro, 2001 – i Comunisti Italiani dentro l’Ulivo, Rifondazione Comunista fuori, 2006 – tutti e due i partiti comunisti al governo… Sono passati 14 anni e la nostra gente non si ricorda una conquista sociale o anche solo di “principio” che , in qualche modo giustifichi quelle modalità di rapporto coi governi . Nel frattempo , la “base sociale” della sinistra, la nostra base sociale, si restringeva sempre di più…Oggi dobbiamo interrogarci sul fatto che quel capitolo si è chiuso, tragicamente, con un risultato disastroso per tutta la sinistra. Bisogna ripartire da qui, considerando appunto che lo stare nel centrosinistra ha prodotto questi risultati. E solo un approccio miope potrebbe appellarsi al fatto che è Veltroni che ha voluto disfarsi della sinistra per riproporre in qualche modo un rinnovato quanto non augurabile rapporto col PD. Questo partito rappresenta infatti oggi (anche se non nella percezione di molti dei suoi militanti ed elettori) la migliore soluzione per i “poteri forti” che – scottati dal protagonismo reazionario e populista di Berlusconi- hanno ormai un evidente bisogno di una forza che sappia “cloroformizzare” il conflitto di classe e, al tempo stesso, “neutralizzare” qualunque evidente contraddizione. Il PD sarà, in sostanza, obbiettivamente funzionale a questo sistema capitalistico certo proteso alla massimizzazione dei profitti ma intelligentemente attento alla ricerca di una “pace sociale” che blocchi una qualunque risposta od organizzazione da parte delle classi popolari.Per questi motivi serve avviare da subito una riflessione analitica ed un processo organizzato che sappia essere per le classi subalterne un vero punto di riferimento.La questione comunista emerge oggi con prorompente evidenza, anche perché dove non vi sono partiti comunisti organizzati ed influenti nella società, come in gran Bretagna e stati Uniti, di fatto non esiste la sinistra.Lo stesso risultato elettorale ci dice che anche da noi senza il partito comunista la sinistra scompare.Un processo di costruzione che deve avere al centro la vicenda del lavoro, con tutte le sue attuali contraddizioni. Per riuscire a collegare con un “filo rosso” tutte quelle particolarità che oggi rendono lo sfruttamento del lavoro ancora più generalizzato che nel passato, dal lavoro dipendente ai ceti medi proletarizzati, dalle nuove forme di disoccupazione intellettuale alla precarizzazione permanente.Tre sono i cardini della discussione che, schematicamente, dovremmo affrontare: Una nuova riflessione e pratica dell’antimperialismo nell’era della globalizzazione capitalistica, sia nei confronti di quello americano, dominante, che di quello europeo, nascente.L’alternatività all’americanizzazione della politica e quindi al Partito Democratico, appunto per una alternativa di sistema e di società.Una nuova soggettività dei comunisti, cui possano partecipare tutte e tutti coloro che intendono impegnarsi per il superamento di questo modello di società, al di là delle attuali, e certo non autosufficienti, organizzazioni di appartenza. Un percorso che voglia sperimentare forme nuove rispetto alla politica attuale (critica ai processi di personalizzazione e incentivazione alla direzione collegiale, superamento della politica come mestiere, revocabilità degli incarichi di direzione sulla base della valutazione dei risultati ottenuti e molto altro ancora).Come vedete un nuovo inizio, per cui servirà l’intelligenza di tutti e l’impegno di ognuno.
DAL BLOG DI MARCO RIZZO

lunedì 14 aprile 2008

NEPAL: TRIONFO ELETTORALE IN NOME DI MAO

Primi risultati del voto: gli ex guerriglieri verso la maggioranza assoluta
Nepal, trionfo elettorale in nome di Mao
«Saremo una repubblica comunista»
Assemblea costituente Sconfitti i partiti principali del regno himalayano: presto l'addio del re


KATHMANDU (NEPAL) - I maoisti avrebbero ottenuto 61 seggi sui 108 già assegnati. E il trend si annuncia identico in tutte le circoscrizioni Dalla reincarnazione di Vishnù a un capo comunista che prende a modello Mao e i combattenti rivoluzionari di Sendero Luminoso in Perù. Basta questo per cogliere la portata del mutamento dopo le elezioni di giovedì scorso in Nepal. I primi risultati ieri davano per netta la vittoria del partito guidato dal 52enne Pushpa Kamal Dahal, meglio noto con il nome di battaglia: Prachanda, «Il terribile». «Un successo molto più ampio del previsto », dichiaravano ieri sera gli osservatori. I maoisti avrebbero ottenuto il controllo di almeno 61 seggi dei 108 nei distretti elettorali già scrutinati e sarebbero in testa anche in molti dei restanti.
Altri due partiti importanti, i marxisti-leninisti ed il centrista Congresso Nepalese, non sembra avessero superato sino a ieri sera i 16 seggi ciascuno. «Una svolta inaspettata. Sino a pochi giorni fa si pensava che la formazione di Prachanda sarebbe arrivata solo terza. Invece potrebbero persino guadagnare la maggioranza assoluta», ha osservato Lok Raj Baral, ricercatore al Centro di Studi Strategici di Kathmandu. La conseguenza immediata è di portata storica: la fine della monarchia dopo 238 anni di regno incontrastato su di una popolazione che supera i 27 milioni e in una regione-cuscinetto dove oggi più che mai pesano le sfide poste dalla crescita economica e politica di India e Cina. Gli esponenti maoisti sembrano infatti destinati a giocare la parte del leone tra i 601 membri dell'Assemblea costituente che dovrebbe riunirsi a breve.
ABOLIZIONE DELLA MONARCHIA - «L'eclissi della casa reale era inevitabile. Re Gyanendra ha praticamente firmato la sua deposizione nell'aprile 2006, quando dopo le grandi manifestazioni popolari di allora ha accettato di limitarsi ad un ruolo puramente cerimoniale e si è accordato con Prachanda per un percorso destinato a mettere ai voti una nuova costituzione. Presto, entro pochi mesi, l'Assemblea costituente voterà dunque l'abolizione della monarchia e l'avvio di una repubblica laica e comunista», ci dice per telefono dalla capitale nepalese Prateek Pradhan, direttore del quotidiano in lingua inglese The Kathmandu Post. Un'evoluzione maturata comunque da almeno un decennio di turbolenze interne. Il malcontento contro la corruzione della casa reale e le sue ricchezze in uno dei Paesi più poveri dell'Asia sfociò infatti già nel 1996 con la crescita violenta della rivolta comunista. In 10 anni i morti sono stati almeno 13.000. Ma il colpo di grazia venne nel 2001, quando l'allora re Birendra e i membri della sua famiglia vennero trucidati nel palazzo reale. L'assassino venne identificato con il figlio del re, che poi si suicidò. Ma in Nepal molti sono convinti che l'ispiratore possa essere stato lo stesso Gyanendra. Un'ombra che ha screditato non poco la figura del monarca, considerato dalla tradizione indù locale come incarnazione diretta del dio Vishnù. Nel 2005 Gyanendra tentò quindi di imporre il proprio potere assoluto. Un un anno dopo fu però costretto dalle rivolte di piazza a trattare con i maoisti. Ma anche Prachanda potrebbe non avere vita facile. Le sue recenti aperture in chiave moderata all'economia di mercato sono viste con sospetto dalle ali più radicali. Già nel sud una dozzina di movimenti ultrarivoluzionari lo accusano di aver «capitolato al capitalismo» e minacciano nuove violenze.
Lorenzo Cremonesi

venerdì 11 aprile 2008

I COMUNISTI DI CASACALENDA ADERISCONO ALL'ASSOCIAZIONE



Gli iscritti di Casacalenda del Partito dei Comunisti Italiani, presenti alla riunione di domenica 6 aprile presso i locali della sezione, nel prendere atto della grave crisi democratica che attraversa il PdCI a livello locale, con l’azzeramento “nei fatti” degli organismi dirigenti regionali democraticamente eletti nel Congresso, per altro mai riuniti; la nomina di un Commissario da parte della segreteria nazionale per la gestione delle elezioni politiche; il mancato rinnovo del tesseramento per il 2008; con decisione unanime, nell’esprimere solidarietà ai 13 componenti (la maggioranza) del Comitato Direttivo Regionale che nei giorni scorsi hanno rassegnato le dimissioni dal Comitato e dal Partito, dichiarano conclusa la propria esperienza politica nel PdCI. Gli stessi, comunque, ravvedendo la necessità di mantenere attiva una presenza politica e civile di sinistra nel proprio territorio, per non disperdere altrimenti un’importante patrimonio di uomini ed idee, hanno deciso di aderire all'unanimità alla associazione culturale “Per la Costituente Comunista”.
Per quanto attiene le elezioni politiche del 13 e 14 aprile si ritiene doveroso un appello a militanti e simpatizzanti ad un voto che rafforzi le formazioni di sinistra e della tradizione comunista, presenti in questa competizione (Sinistra Arcobaleno, Sinistra Critica, Partito Comunista dei Lavoratori).

mercoledì 9 aprile 2008

LA PRESENTAZIONE ALLA STAMPA











Nasce "Per la Costituente Comunista"

NASCE L’ASSOCIAZIONE POLITICO CULTURALE
“PER LA COSTITUENTE COMUNISTA”

Sarà presentata alla stampa, mercoledì 9 aprile 2008, alle ore 10.30 nei locali del Bar Centrale, in Piazza Vittorio Emanuele a Campobasso, l’Associazione Politico Culturale “Per la Costituente Comunista”.
Il movimento politico nato in Molise raggruppa donne e uomini che vogliono costruire una sinistra alternativa e anticapitalista per trasformare radicalmente l’attuale società.
Donne e uomini che recentemente hanno deciso di abbandonare la fallimentare esperienza politica maturata all’interno del PdCI per costruire una sinistra luogo dell’elaborazione politica e dell’iniziativa legata ai movimenti sociali, delle lavoratrici e dei lavoratori che mira alla riunificazione delle varie “anime comuniste”, perseguendo un progetto di modernizzazione capace di cambiare la qualità dello sviluppo, di realizzare una riconversione dell’economia correggendo i modelli di produzione e di consumo, unica via per una maggiore equità nel mondo attuale, passando attraverso una maggiore solidarietà e migliori possibilità di vita per le future generazioni .
Nel corso della conferenza stampa saranno resi noti gli organismi sociali, le finalità e gli obiettivi che l’associazione si propone.

Campobasso, 7 aprile 2008

STATUTO DELL'ASSOCIAZIONE

Statuto dell’Associazione politico-culturale
“Per la Costituente Comunista”


Approvato dall'Assemblea regionale del 1 aprile 2008

“Pensiamo che il Partito Comunista non si proclami ma si costruisca anche a partire dalle esperienze rivoluzionarie e del movimento operaio sviluppatesi nel secolo che sta alle nostre spalle. Per questi motivi, proponiamo a tutti i compagni e le compagne un percorso per la ricomposizione politica dei comunisti, nella consapevolezza che si tratta di un percorso lungo e difficile, ma indispensabile”.

1. Preambolo
Profilo politico e sociale dell’Associazione “Per la Costituente Comunista”

“Per la Costituente Comunista”, è una libera associazione di donne e uomini che vogliono costruire una sinistra alternativa e anticapitalista per trasformare radicalmente l’attuale società. Una sinistra luogo dell’elaborazione politica e dell’iniziativa legata ai movimenti sociali, delle lavoratrici e dei lavoratori che mira alla riunificazione delle varie “anime comuniste” perseguendo un progetto di modernizzazione capace di cambiare la qualità dello sviluppo, di realizzare una riconversione dell’economia correggendo i modelli di produzione e di consumo, unica via per una maggiore equità nel mondo attuale, passando attraverso una maggiore solidarietà e migliori possibilità di vita per le future generazioni . L’autogestione democratica e l’auto organizzazione dei soggetti in lotta sono i criteri fondamentali per progettare la trasformazione dell’esistente. La società che vogliamo è sinonimo di libertà; libertà dalla necessità e quindi dallo sfruttamento, dalla subordinazione sociale, libertà individuale, politica, sessuale, religiosa e culturale. Libertà di pensiero ma anche libertà dei corpi e quindi dell’autodecisionalità a partire dalle donne.
“Per la Costituente Comunista” è un’associazione antifascista e antirazzista che valorizza la democrazia diretta e partecipata, che lotta contro la guerra, la mercificazione dell’ambiente, per la riappropriazione sociale dei beni comuni e che favorisce un nuovo internazionalismo dei soggetti della trasformazione. Si richiama ai valori fondanti della resistenza e della Costituzione Italiana. Le linee fondamentali del Manifesto programmatico costituiscono il riferimento dell’iniziativa politica e sociale dell’Associazione.

2. Sede e logo
L’associazione non ha fini di lucro ed ha sede a Casacelnda (CB). Il logo dell’associazione “Per la Costituente Comunista” è rappresentato da due cerchi concentrici. Nel cerchio interno, su campo rosso, c’è una falce martello e stella di colore giallo. Tra il cerchio interno e quello più esterno campeggia la scritta: “ Per la Costituente Comunista “. Nella parte alta la dicitura “ Per la costituente” è di colore verde; la dicitura “ comunista” è in rosso.

3. Adesione
Possono aderire tutti/e coloro, uomini e donne, che condividono il preambolo e le linee fondamentali del Manifesto programmatico a prescindere dalla nazionalità, dall’etnia, dall’orientamento sessuale e religioso, che vogliono contribuire al progetto di costruzione dell’Associazione partecipando alle sue attività L’adesione avviene mediante la sottoscrizione di una tessera con il parere favorevole del coordinamento regionale. Per aderire a “Per la Costituente Comunista” bisogna aver compiuto 14 anni.

4. Organizzazione
“ Per la Costituente Comunista” è articolata territorialmente, in gruppi tematici, di lavoro, di iniziativa politica e sociale, dotati di una propria autonomia. I giovani e le donne possono costituire delle forme, dei luoghi, delle istanze politiche ed organizzative specifiche. I gruppi tematici,di lavoro, le istanze politiche e organizzative dei giovani e delle donne possono coordinarsi a livello provinciale e regionale. I gruppi territoriali, tematici, di lavoro e le forme organizzate dei giovani e delle donne sono aperti ai/alle non iscritti/e.
I singoli soci di ogni ambito territoriale possono organizzarsi in Sezioni Locali, la cui costituzione è decisa dai soci interessati, d’intesa con il Coordinamento regionale, nominandone un coordinatore locale.

5. Partecipazione
Gli/le iscritti/e hanno il diritto a partecipare alle attività, alle discussioni, alle decisioni dell’Associazione con piena libertà di fare proposte di discussione e di iniziativa.
Gli/le iscritti/e hanno diritto ad essere informati delle attività, delle discussioni e delle decisioni dell’Associazione. Le assemblee sono gli organi decisionali ai rispettivi livelli.
Partecipano all’assemblea provinciale tutte/i le /gli iscritte/i con diritto di parola e di voto. Le assemblee possono essere aperte ai/alle non iscritti/e.

6. Funzionamento
“Per la Costituente Comunista” è guidata da un funzionamento democratico che favorisce l’azione comune dei/delle iscritti/e, garantendo il diritto al dissenso interno e pubblico ad ogni livello.
Le assemblee sono, di norma, convocate almeno ogni mese o quando se ne ravvisi la necessità, dal coordinamento provinciale o da un terzo degli/delle iscritti/e.
Le riunioni del coordinamento sono valide se partecipa la maggioranza semplice dei/delle componenti.
Il coordinamento regionale elegge, quali organi dell’Associazione, il portavoce, il presidente, il tesoriere, il comitato esecutivo.
Va evitata la concentrazione di più incarichi nell’Associazione e istituzionali su singoli/e iscritti/e.

7. Organi dell’Associazione
Sono Organi dell’Associazione:
- Il Comitato Esecutivo;
- Il Portavoce;
- Il Presidente;
- Il Tesoriere.
Il Comitato Esecutivo assicura il funzionamento permanente dell’Associazione; svolge le funzioni di gestione politica ed organizzativa e ne cura la tesoreria. Può strutturarsi, al proprio interno, con una segreteria permanente all’interno della quale, fanno parte di diritto, il Portavoce, il Presidente, il tesoriere ed i soci rappresentativi delle diverse territorialità. In particolare: garantisce i rapporti con le associazione territoriali, sviluppa le relazioni istituzionali, propone ed organizza le iniziative pubbliche, discute ed approva le posizioni politiche dell’Associazione su questioni e temi urgenti, mantiene i collegamenti con le altre organizzazioni politico-culturali, sindacali e politiche. Predispone gli atti amministrativi, cura l’adesione l’organizzazione delle adesioni e, in particolare, l’anagrafe degli iscritti.
Il Portavoce è eletto dall’assemblea regionale ed esercita la funzione di direzione politica e di rappresentanza dell’Associazione. Ne assicura l’indirizzo unitario sulla base delle decisioni assunte dal Comitato Esecutivo.
Il Presidente è eletto dall’assemblea regionale ed ha funzioni di rappresentanza dell’Associazione. Svolge compiti di garanzia, convoca e presiede le riunioni del Comitato Esecutivo istruendo, d’intesa col Portavoce, l’ordine del giorno.
Il Tesoriere è eletto dall’assemblea regionale. E’ responsabile degli aspetti amministrativi e finanziari dell’Associazione.
8. Finanze
Il finanziamento dell’Associazione deve essere costituito, in forma prioritaria, dai contributi dei/delle iscritti e iscritte. Gli/Le eletti/e nelle istituzioni contribuiscono al finanziamento dell’Associazione nei modi stabiliti dal comitato esecutivo. Il tesoriere per l’amministrazione delle finanze, ogni anno, presenta al comitato esecutivo il bilancio consuntivo e preventivo che deve essere approvato da parte del comitato stesso.

9. Commissione di garanzia
Per ricomporre eventuali conflitti individuali e collettivi che dovessero verificarsi all’interno dell’Associazione, ad ogni livello, e per far rispettare le regole statutarie è eletta dall’assemblea una commissione di garanzia composta da tre compagni/e. I/le componenti della Commissione di Garanzia partecipano alle riunioni del coordinamento regionale con diritto di parola e voto consultivo.

9. Modifiche dello statuto
Lo statuto può essere modificato dall’Assemblea a maggioranza qualificata dei due terzi.

10. Norma Transitoria
Il presente Statuto può essere modificato a maggioranza semplice dalla prima assemblea regionale dopo quella costitutiva.